UN’ESPERIENZA DI PEDAGOGIA DELLA GESTALT A SCUOLA
La proposta è il racconto dell’esperienza quinquennale con la classe (ora la 5 A) nella quale insegno dal 2017 e che saluterò il prossimo giugno.
Sono attualmente 18 alunni di diverse nazionalità (italiani, arabi, cinesi, peruviani, bulgari) ai quali insegno le principali materie scolastiche (italiano, storia, geografia, inglese, arte e musica. Ed. civica) come previsto dai programmi ministeriali.
L’esperienza che vorrei condividere è l’applicazione della “pedagogia della gestalt” in questo gruppo, che ho attualizzato con l’intenzione di condurre I bambini a crescere come persone consapevoli, responsabili, solidali con un pensiero critico e libero dalle convenzioni.
L’attenzione del progetto didattico-educativo è andata verso un senso di appartenenza al gruppo e la creazione di un legame tra loro e con loro al fine di farli partecipare all’esperienza con un senso di amore e di passione verso quello che andavano ad apprendere e verso il gruppo-classe.
I contenuti degli apprendimenti sono stati quanto più possibile legati alle loro storie, alle loro esperienza e loro stessi cioè l’esperienza di vita e mai la teoria.
Il tutto nella cornice della creatività e dell’originalità delle proposte e degli elaborati a partire dalle loro competenze di base perché partecipassero attivamente senza “subire” le proposte didattiche.
Il gioco come strumento di apprendimento.
Nessuna censura dell’errore che era usato come punto di partenza secondo il motto “sbagliando si inventa” del grande Gianni Rodari.
Tra le proposte fatte la lettura ad alta voce, lo yoga, la meditazione, la musica, il gioco la filosofia a misura di bambino.
La valutazione degli apprendimenti sempre condivisa e non subita, al fine di renderli autonomi attraverso l’autovalutazione e coraggiosi nel sapersi “correggere” in questo spazio difficile e necessario dettato dalla pagella ad ogni quadrimestre, resa in termini di co-costruzione e valutazione delle proprie competenze attualizzate nell’ accettazione delle proprie difficoltà oltre una valutazione meramente giudicante.
Il coinvolgimento delle famiglie attraverso il tentativo di creare il gruppo anche tra gli adulti di riferimento (mamme e papà) per progettare in alleanza lo sviluppo delle competenze cognitive e sociali dei bambini.
Il lavoro in gruppo a scuola come a casa, per supportare i bambini con difficoltà (peer to peer) e permettere anche a loro di trovare spazi di realizzazione e di socializzazione.
Evidenziare l’importanza di un lavoro cooperativo e mai competitivo (cooperative learning)
La valorizzazione delle differenze culturali, aprendo spazi di confronto e di accoglienza delle differenze.
La co-costruzione del sapere mettendo i bambini al centro della lezione e spostando a lato la figura dell’adulto, in un’ottica di facilitazione del sapere sostituendola a quella del divulgatore. Partire sempre dalla loro esperienza come forma di conoscenza dei contenuti che andavano ad essere presentati (Flipped Classroom).